Quadrato nero su fondo bianco


testo di Maria Maddalena Monti

Kasimir Malevic ( Kiev 1878-Leningrado 1935 )


Quadro nero su fondo bianco

1913

olio su tela

Leningrado, Museo Nazionale Russorotagonista delle



Con quest’opera Malevic da inizio a quella che potremo definire la fase ‘dura’ del suprematismo. Dura poiché intransigente e purista fino alle estreme conseguenze toccate nel 1918 con il Quadro bianco su fondo bianco. Infatti con Malevic assistiamo a un raro caso di coerenza teorica in cui considerazioni tratte dalla speculazione estetica si traducono in una precisa poetica di opere programmatiche. Malevic insieme a Duchamp è il protagonista delle avanguardie storiche che compie i passi più drastici, giungendo a esiti che la ricerca artistica assimilerà solo nel corso dei decenni successivi. Occorre, infatti, aspettare il dopoguerra per ritrovare, con la pittura monocroma e il minimalismo, una tale estremità di pratiche. Dicevamo che Malevic muove da considerazioni estetiche, questo perché la sua attenzione è incentrata sul tema della sensibilità, intesa in un senso kantiano di facoltà con le sue leggi a-priori, di questa sensibilità Malevic indaga gli elementi costitutivi essenziali. Quindi il suo interesse si sposta di conseguenza sulla percezione della forma, analizzata attraverso l’impiego di forme semplici ed elementari, così da togliere ogni determinazione tematica derivante dal soggetto della descrizione pittorica. In questo senso la pittura di Malevic è rigorosamente astratta e in un certo senso concreta. Ciò con cui lui lavora sono forme, esattamente come farebbe uno psicologo sperimentale della gestalt. Con questo quadro l’autore cerca quindi di spingersi fino a ciò che potremmo chiamare l’atomo della sensibilità, l’elemento minimo della percezione di una forma sensibile che sia ancora riconoscibile come tale. Malevic si spingerà ancora oltre con un atteggiamento sperimentale chiedendosi se un qualcosa che si dichiara essere un quadrato bianco su fondo bianco è ancora da considerarsi una forma sensibile o no. Ecco quindi che l’artista russo si comporta da sperimentatore esattamente come Duschamp, che in quegli stessi anni si chiedeva se una giuria artistica avrebbe accettato un orinatoio come opera d’arte oppure no. In un certo senso possiamo dire che se Duschamp andava sperimentando sul lato dell’”artisticità”[1], e cioè su ciò che la società èra disposta a riconoscere come arte, Malevic a sua volta, sperimentava sul fronte dell’esteticità, e cioè su ciò che la facoltà umana era capace di riconoscere come forma sensibile.






[1] Storia del concetto d'arte - Un'indagine genealogica di Roberto Terrosi.


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