L’origine del mondo


 Testo di Maria Maddalena Monti

Gustave Courbet ( Parigi 1838)
L’origine del mondo
1870
Olio su tela Museo di belle arti di Butapest



Courbet mal sopportava gli studi classici delle scuole superiori e avrebbe preferito quelli tecnici. In ciò si può percepire il riflesso di una mentalità illuminista, irritata dal vuoto protrarsi della tradizione. Questa posizione lo porterà inevitabilmente lontano da ogni fascinazione classicista in nome di una presa diretta sulla realtà. Il suo atteggiamento rivoluzionario  ispirato da una tensione al rinnovamento della società e della cultura, si traduce anche in un impegno politico nelle file dell’allora nascente movimento socialista. Non a caso si dice che Courbet proclamasse di voler rinnovare tutta l’arte francese. E non stupisce che la sua occasione per esporre il suo realismo al Salon gli si presenta solo nel 1848, quando i rivoluzionari eliminano la vecchia giuria accademica. Questa è per lui l’occasione per venire alla ribalta della scena francese, bissata dal successo delle sue opere al Salon l’anno successivo. Già in questo primo momento emerge un fattore, che contraddistingue Courbet rispetto ad altri pittori come Corot prima o gli impressionisti poi, e cioè che egli è più rivoluzionario nel merito che nel metodo. Spieghiamo cosa vogliamo dire con questo: Courbet aveva già partecipato al Salon del 46, ma le opere del 48-49 portano una novità, non per un repentino cambiamento nel modo di trattare il colore, o di stendere le pennellate, bensì per un’inusitata scelta dei soggetti. Nella pittura Coubertiana viene mancare quell’impianto di matrice rinascimentale, che si basava sulla rappresentazione di una “historia”, di un mito, di una sensazione particolare bozzettistica o canonica ( come nel caso della natura morta o della veduta). Courbet sceglie momenti senza storia, con scene familiari, ritratti di amici, paesaggi non particolarmente pittoreschi. Insomma soggetto della pittura diventa il mondo normale di tutti i giorni: la realtà. Ed è proprio per sottolineare questo suo carattere rivoluzionario ( che si esprime nella scelta di soggetti più che nel modo di rappresentarli ) che abbiamo scelto qui un’opera come l’Origine del mondo: un lavoro che, fin da quando apparve, mise i critici nell’imbarazzo di doverne dare una descrizione. 

L’origine del mondo
1870
Olio su tela Museo di belle arti di Butapest
Maxime Du Camp, critico francese dell’epoca, alla fine si ridusse a scrivere che in questo nudo eseguito con puntiglioso realismo, l’artista aveva mancato di rappresentare della modella “i piedi, le gambe, le cosce, il ventre, le anche , il petto, le mani, le braccia, le spalle, il collo e la testa”[1] . E’ chiaro che un’opera così fu ritenuta piuttosto scandalosa nella Francia di quegli anni,  ma l’autore soleva dire “Prendete o lasciate la mia arte. Io sono libero”. E questa libertà di osare che si manifesta appunto nella scelta dei soggetti, una scelta tale che può diventare ironica o provocatoria come in questo caso. A Courbet, infatti, non mancava il coraggio delle proprie azioni. Si pensi che si rese responsabile, durante i fatti della comune, dell’abbattimento di un monumento legato all’ancien regime, per cui venne incarcerato e costretto all’esilio a causa di una richiesta di risarcimento superiore ai suoi averi. L’ardito Courbet ha sempre pensato che fosse giusto osare e se il realismo delle scene familiari è ormai accettato da tutti e può risultare anche stantio, questo dipinto invece conserva tutta la freschezza della spinta innovativa coubertiana. In realtà il soggetto propende anche un po’ verso il simbolismo, ma anche verso un dissacrante e prosaico materialismo. Forse proprio questo intreccio doveva piacere a Duchamp, che ne aveva fatto un pezzo della sua collezione immaginaria. Non solo, nell’opera di Courbet si può facilmente intravedere il riferimento utilizzato da Duchamp per la sua ultima opera importante, L’Etant donnes, in cui l’organo genitale femminile assume allo stesso modo il ruolo di soggetto della visione, lasciando fuori il volto, il collo, il fianco, un braccio e i piedi della donna.










Note

[1] Maxime Du Camp, Les Convulsion de Paris, 1878-1880, pp. 263-264

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